Una realtà ancora troppo diffusa

Un caso recente ci fornisce lo spunto per la riflessione, che porta alla consapevolezza che sul nostro territorio esistono ancora situazioni ad alto il rischio di infortuni sul lavoro gravissimi o mortali.

“Condizioni di lavoro da inizio novecento, chiusa azienda metalmeccanica cinese.”

Nuovo caso di caporalato nella regione Lombardia. Ci lavoravano solo cinesi (la metà in nero) senza dispositivi di sicurezza e senza alcun rispetto per l’igiene. Sanzioni per 100 mila euro e denuncia per i due datori di lavoro.

I carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Varese ieri hanno fatto qualcosa di inedito: hanno apposto i sigilli ad una ditta metalmeccanica gestita da cinesi e dove erano impiegato solo connazionali, costretti a lavorare in condizioni di sicurezza e di igiene ambientale paragonabili a quelle che si trovavano nelle fabbriche italiane ad inizio novecento.
I carabinieri sono intervenuti in un’azienda metalmeccanica di Uboldo dove erano impiegati 11 lavoratori dei quali 6 sono risultati in nero. I lavoratori, inoltre, lavoravano su macchinari vecchi e senza alcun dispositivo di sicurezza, un’escamotage per aumentare i ritmi di lavoro ma con un rischio altissimo di infortuni gravissimi o mortali. Si tratta, infatti, di un’azienda dotata di macchine molto grandi per la tornitura e per la profilazione dei metalli alle quali erano stati tolti i dispositivi che la fermano in caso di emergenza.

 

(Fonte: www.varesenews.it)